La dieta chetogenica: un’opportunità terapeutica ignorata?
di
A. Paoli, M. Canato, L. Toniolo, A.M. Bargossi, M. Neri, M. Mediati, D. Alesso, G. Sanna, K.A. Grimaldi, A.L. Fazzari, A. Bianco
L’obesità è uno dei principali fattori di rischio cardiovascolari ed ha raggiunto ormai dimensioni epidemiche. Nonostante le continue raccomandazioni delle organizzazioni sanitarie sulla necessità di controllare il peso corporeo, questo obiettivo spesso fallisce. Anche se vi è un generale consenso sul fatto che esercizio fisico ed alimentazione siano i due fattori chiave per il controllo del peso corporeo, è ancora oggetto di dibattito quale sia, a tal scopo, l’esercizio ideale e l’alimentazione ideale. Sul fronte dell’alimentazione la dieta maggiormente prescritta è quella mediterranea, che ha dimostrato avere effetti benefici sulla salute anche se alcuni autori ipotizzano che la sua reale efficacia sia legata più allo stile di vita globale che ai rapporti tra i nutrienti consigliati. Vi sono in realtà altre opzioni dietetiche che, nelle mani del medico, possono produrre ottimi risultati nel breve-medio termine non solo sul calo ponderale ma anche sul mantenimento dell’obiettivo raggiunto. Una di queste strategie nutrizionali è la dieta chetogenica o VLCKD (very low carbohydrate ketogenic diet) che negli ultimi anni è stata ampiamente studiata. La maggior parte degli studi dimostra come questa dieta abbia solide basi fisiologiche e biochimiche e che sia in grado di indurre un’efficace perdita di peso ed un miglioramento di molti parametri di rischio cardiovascolare. Questa rassegna illustra le basi fisiologiche della VLCKD e le sue principali applicazioni contestualmente ai suoi pregi e difetti nei confronti delle più comuni raccomandazioni dietetiche. Clin Ter 2011; 162(5):e145-153
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